venerdì 7 Febbraio 2025

Ultimi Articoli

Festival di Sanremo 2021, la fiera degli eccessi finti e la tenerezza


Alla fine Damiano e i Maneskin si sono mangiati Lauro e i suoi quadretti, gli ospiti e pure gli altri concorrenti. E’ stato il popolo dei social a fare la differenza. Sono i like e le visualizzazioni
a portare sul podio sia il gruppo rock che Francesca Michelin e Fedez.

E va bene pure così, in un festival fiera degli eccessi volutamente politicamente corretta, vacua, creata solo per stupire.

Tra paillettes, piume, coroncine di spine, baci omo, rossetti neri, unghie affilate, finzione a go go, a emergere è altro.

La capacità di stare su un palco dei Maneskin con quella frase della loro “Zitti e buoni” che andrebbe stampata a caratteri cubitali sui social, “Parla, la gente purtroppo parla, non sa di cosa parla”. E le scene più belle
di tutta questa infinita fiera degli eccessi festivaliera sono l’orchestra che incita al rock con i violini in alto e la felicità mischiata ad incredulità del gruppo romano, finalmente lontano dalle pose finto arroganti, ma finalmente teneri, quattro ragazzi che vorresti abbracciare per le lacrime di gioia di Damiano e le sfilza di parolacce esclamative di Victoria.

Umani, in un periodo storico che ci vuole distanti e disumani. Come negli abbracci scambiati con i secondi finalisti, Fedez e Francesca Michelin, anche loro raggianti.

E sotto la fiera degli eccessi finta, quello che vince è proprio questo: la normalità, la tenerezza, il sorriso, la commozione.


Di Ermal Meta e della canzone d’autore senza tempo, delicata e romantica.
Dell’Orietta nazionale, tutta tortellini e microfono, con eccessi solo nelle paillettes.
Di Noemi e Malika Ayane, di classe, eleganti e raffinate.
Negli sguardi complici e amorevoli dei Coma_Cose.
Persino nell’aria timida e spaventata di Fedez e nell’abbraccio liberatorio a fine esibizione con Francesca Michelin.

Cosa rimarrà della fiera degli eccessi finti? La lungaggine esasperante del programma, che andrebbe decisamente tagliata e resa più agile nel futuro.

L’ispirazione anni 80, nelle sonorità, nella pattinatrice in scena per “Musica leggerissima”, nel velo da sposa di Madame che deve aver visto troppe volte su YouTube la Bertè di “Non sono una signora” al Festivalbar di secoli fa (la vide pure Madonna, che la copiò per “Like a Virgin”), nei colori, nei tagli di capelli, nelle paillettes… Persino negli ospiti, tra Tozzi e il trio improvvisato di ex vincitori Zarrillo, Vallesi e Fogli con canzoni che si cantano ancora a memoria: “Storie di tutti i giorni” vinse il Festival esattamente 40 anni fa, mentre “La forza della Vita” ha un testo che sembra essere scritto ora, con il momento storico che viviamo. In questo strisciante amarcord anni 80, ci hanno risparmiato solo le spalline gigantesche.

Lo sdoganamento di ogni sfumatura di viola su un palco: tra il lilla dei Coma_Cose e il glicine del completo di una serata di Colapesce, il prugna dell’attrice ospite Matilda, nel velluto melanzana della giacca di Gazzè versione Dalì. Se ci fossero stati la Carrà o Baudo, non avrebbero nemmeno potuto raggiungere il camerino vestiti con un colore considerato porta sfortuna… basta che non li colpevolizzino ora per i bassi ascolti del festival formato fiera degli eccessi.

E ora cosa succederà? A rimanere in testa sarà sicuramente il ritornello di Colapesce Di Martino, la loro è apparentemente una “musica leggerissima”. Per il resto attendiamo il duetto dei Maneskin con l’Orietta nazionale, farebbero faville. Intanto, la prossima tappa sarà l’Eurovision, sempre se si farà. E lì i Maneskin rischierebbero di vincere, di nuovo. La Rai prepari i soldi per organizzarsi per l’edizione 2022 del festival europeo. Tanto ha super guadagnato con gli sponsor e con la fiera degli eccessi sanremese.


Ultimi Articoli

Da non perdere