sabato 11 Maggio 2024

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Festival di Sanremo 2021: è la tv, bellezza!

E’ stata la pandemia a consacrare definitivamente il Festival come programma tv, dove la musica è solo un pretesto per fare cassa e audience. E’ così da vent’anni, ma oggi è diventato ufficiale: tutto è preparato per la platea televisiva. Anzi, tutto consacrato al dio pubblicità, a questo serve il festival di quest’anno, a portare soldi alla Rai.


Il Teatro Ariston vuoto senza pubblico, due presentatori attempati che recitano un copione d’avanspettacolo, ballano, cantano, scherzano, sempre loro… ci mancano solo le risate finte come a Striscia e siamo a posto. E poi uno via l’altro, l’attrice in ascesa, il calciatore acchiappa consensi, il fenomeno da baraccone, l’influencer rapper, persino l’infermiera della lotta al virus.

Eppure nemmeno una parola per i lavoratori dello spettacolo, ridotti alla miseria da un anno di lockdown. E “risarcire” i protagonisti del Festival 2020 non serve a niente (Bugo, miracolato
dalla pazzia di Morgan, in gara, Achille Lauro ospite fisso, il vincitore Diodato low profile).

E le canzoni in gara? la prima passa ben alle 22 e ad Arisa, di rosso vestita, tocca aspettare pure la pubblicità al suo posto davanti al microfono: come in uno specchio che si infrange, via la superficie platinata, ecco la dura realtà di un programma tv, dove tutto è fuffa per portare agli spot, quello che conta veramente.

Non avremmo voluto essere nei panni di Arisa, con la tensione e l’ansia che divorano lo stomaco: peccato non abbia usato quelle unghie super affilate sull’azzimato presentatore spalla. Sarebbe stata molto più simpatica. La canzone “Potevi fare di più” ? Niente di che, la solita lagna per la fine di un amore, ma almeno ha urlato di meno del solito.

Un’altra curiosità del Festival 2021 che conferma la teoria che la tv si sia mangiata la musica: una parte dei concorrenti in gara viene dai talent, l’altra parte si è riciclata nel piccolo schermo, tra giudici degli stessi talent e opinionisti a tutto campo. Infine, l’ultima pattuglia è figlia delle visualizzazioni del web, sempre di schermo si tratta: a questo punto avrebbero potuto inserire la categoria degli emergenti in quella dei big, tanto per lo spettatore medio hanno la stessa, bassa, popolarità.

Poi c’è da considerare un anno che ha penalizzato la musica, niente spettacoli e concerti, niente palchi, sudore, chitarre e lacrime. Tutto finto, dietro una webcam. E questo è il risultato: una prima puntata della fiction Sanremo effimera, che vuole accontentare tutti ma non accontenta nessuno, anche perché il pubblico musicale è cambiato, oggi con il web a disposizione sceglie lì cosa gli piace, segue artisti dello stesso genere, non è generalista come un cast sanremese, che sembra fatto quasi con il manuale Cencelli della politica.


Già, i cantanti. Un Renga sotto tono, che con la sua “Quando trovo te” conta sempre su una voce e un sorriso disarmante, un Gazzè fuori fase con la solita stralunata ironia in “Il Farmacista”, Noemi elegantissima e sempre di classe con la sua “Glicine”, un’Annalisa che sembra la copia carbone di Elodie, nel brano “Dieci” e nel look sexy, l’emozione palpabile (e il ritornello di “Chiamami per nome” che resta in testa) di mister social Fedez che funziona sempre in coppia con Francesca Michelin, la sorpresa dei Coma_Cose con “Fiamme negli occhi”, esili, delicati, con un testo originale e una bella presenza scenica.

Anche se come presenza scenica nessuno batte i Maneskin con “Zitti e Buoni”, che non si saranno inventati nulla e sono pure arrogantelli e finti trasgressivi, ma si mangiano il palco con una carica rock che al Festival dovrebbe spaventare e invece porta una ventata di energia in una sonnolenta notte davanti alla tv. E Damiano, che sa cantare, si mangia a colazione un Achille Lauro con tutte le piume. Ah, il fantasma di Bowie che si rigira nella tomba.

Poi arriva Loredana Bertè, capelli blu e minigonna d’ordinanza, farfalle in testa e attacca “Il mare d’inverno” e non ce n’è per nessuno. Gli anni 80, citati per tutta la prima serata del Festival tra influenze artistiche e moda, esplodono in tutta la loro virulenza: e via con “E la luna bussò”, “Non sono una signora”, “Bellissima”. Verace, innarrivabile, grintosa, rock a 70 anni, una per cui la guerra non è mai finita e continua a sostegno della lotta alla violenza sulle donne. Anche se la canzone nuova, “Figlia di”, ricorda spudoratamente Santana. Ma Loredana va presa così come, merita rispetto e molto altro ancora, una signora unica della musica italiana. La stessa canzone italiana che la tv ha fatto sloggiare dal palco del Festival di Sanremo. E adesso pubblicità.

sanremo 2021

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